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Aleppo: Né pace – né guerra

Quando ho deciso di partire i miei amici mi hanno chiesto come avessi potuto mai decidere di partire per Aleppo… ma c’è una guerra! Ho chiesto il visto a un’agenzia di viaggi, ho preso un volo per Beirut e ho trovato un’auto ad aspettarmi che mi ha portato ad Aleppo dopo un lungo viaggio. Una volta arrivata sul posto anche la gente di Aleppo mi ha chiesto come mai fossi venuta. La mia risposta è stata che volevo vedere vecchi e nuovi amici. La guerra è finita nel 2020. Ho trovato persone in cerca di normalità e felici di vedere un’amica in visita dall’Europa. Li fa sentire di nuovo normali, hanno detto.

Perché sono andata? Ci sono molte ragioni, ma principalmente perché è tempo di tornare in questa fantastica città e ritrovare la sua gente forte e coraggiosa. Non dobbiamo dimenticare che la nostra civiltà è nata anche in questi posti, Aleppo è una tra le città più antiche al mondo. Probabilmente già a partire dal VI millennio avanti Cristo, dai primi insediamenti ad oggi, ci hanno vissuto Ittiti, Arabi, Mongoli, Greci, Romani e Ottomani. Il Cristianesimo fiorì in queste terre ed ha convissuto con l’Islam fino ad oggi.

Quest’ultima guerra è stata una delle tante a causa della posizione geografica della Siria, importante accesso tra l’ovest  e i paesi del Medio Oriente. Un passaggio indispensabile sin dai tempi della Via della Seta fino all’odierna sanguinosa caccia all’energia. Un decennio di guerra tra Iran e Russia, tradizionali alleati della Siria da una parte e del Qatar e dei suoi numerosi amici dall’altra, si è giocato sul terreno siriano. Se l’intenzione era quella di assicurare una sanguinosa guerra civile e la distruzione del paese, la missione è stata compiuta. La guerra in Ucraina oggi sembra in qualche modo simile: nessun vincitore, solo perdenti.

Gli Aleppini hanno bisogno di una distrazione e non solo dalle rovine della guerra (il 60% del centro storico protetto dall’UNESCO e casa di migliaia di siriani, è andato distrutto). Dieci anni di guerra e la pandemia mondiale hanno sconvolto il paese, ma l’insistenza nel mantenere sanzioni crudeli e inutili è la ragione principale per cui oggi l’economia siriana non funziona più. nessuno vuole assumersi la responsabilità di un cambio di regime perché trasformerebbe la Siria in un’altra Libia/Iraq per generazioni e generazioni. La Siria ormai è ignorata dai notiziari, troppi nuovi drammi si contendono l’attenzione di media e canali sociali.

Tutti quelli che ho incontrato hanno detto che la vita è molto difficile e e peggiora di giorno in giorno. Il tasso di disoccupazione è enorme, uno stipendio medio è di $ 35 al mese e un uovo costa $1. L’elettricità funziona per 2 ore al giorno; l’acqua a volte viene tagliata. La vita continua nella città che un tempo contava circa 3 milioni di abitanti e ora ne conta 1.2. Le auto sono pochissime perché la benzina, quella siriana, è costosa e limitata a 25 litri ogni dieci giorni per famiglia. Ciò include il gas per cucinare e riscaldare. Il costo della vita è in aumento vertiginoso e anche chi ha la fortuna di avere un lavoro vive al di sotto della soglia di povertà. I prezzi sono generalmente più bassi che in occidenti, ma non di
molto: un panino ad esempio costa 2 dollari, 10.000 lire siriane

Aleppo ospita tante, tantissime organizzazioni no profit e ong impegnate a combattere
il problema della povertà e a ricostruire le infrastrutture distrutte da dieci anni di guerra. Molti aspetti dei soccorsi portati da queste vaste agenzie sono utili per la ricostruzione. Tuttavia, la necessità dei risultati calcolati in numeri sta trasformando una nazione di imprenditori in mendicanti.

La guerra civile ha diviso il paese. I più vulnerabili, scontenti ed emarginati, che vivevano perlopiù nelle città più piccole e nelle campagne, sono stati facile preda per le varie fazioni contro il governo, sia all’interno ma soprattutto all’esterno della Siria. Non troppo diverso da quanto è successo a USA e la Gran Bretagna, ma con la differenza che quei siriani scontenti sono stati addestrati, pagati, drogati e pesantemente armati, e mandati a uccidere, insieme a mercenari stranieri. Ora nessuno sa cosa fare con coloro che sono sopravvissuti. Sono confinati nell’area di Idlib, ricevono molti aiuti umanitari e sono sotto l’influenza della Turchia. Nessun vincitore, solo perdenti. Le campagne del protettorato di Idlib e di altre regioni della Siria potrebbero essere nuovamente coltivate per fornire prodotti agricoli a tutti i siriani ed alleviare così la crisi. Tuttavia, il confine tra Idlib e il resto del Paese è chiuso e pericoloso. Niente guerra, niente pace.

Quanti siriani hanno lasciato il Paese? Degli oltre 21 milioni di siriani nel 2010, mezzo milione è morto e 13 milioni sono sfollati all’interno e all’esterno del paese. I cristiani erano l’8% e ora sono il 2% della popolazione. Uomini, donne e bambini siriani continuano ad lasciare il paese perché sentono di non avere scelta, annegando nel Mediterraneo o arrivando in Europa come ospiti sgraditi ovunque: scienziati, medici, imprenditori, costruttori, traduttori, psicologi, artisti, negozianti, agricoltori e avvocati. Come sopravvivrà la Siria senza di loro?

Come sempre, sono i bambini a salvare la situazione. Questi vivaci bambini e giovani adulti siriani che crescono tra traumi collettivi e personali, aiutano le loro famiglie, giocano a calcio, fanno amicizia, hanno degli hobby e, se possono, vanno a scuola, studiano e imparano. E il futuro? L’istruzione è la chiave che apre le porte del futuro per coloro che sono stati colpiti da anni di difficoltà e traumi. Le scuole sono luoghi sicuri per riaprire il dialogo interrotto dalla guerra. L’opportunità di studiare può essere una forte motivazione per non emigrare all’estero. Il pericolo dell’indottrinamento per i meno istruiti è ancora molto reale nella società. Ragazzi e ragazze possono ugualmente sperare in un futuro migliore che includa l’alfabetizzazione digitale e le lingue straniere. Solo l’opportunità di studiare può portare pace e un futuro migliore.

Una volta attraversato il confine libanese, la realtà mi ha colpito in pieno. La Siria è distrutta, rasa al suolo e lasciata senza speranza per il futuro. Le guardie di frontiera libanesi sembravano ben nutrite, accomodanti e scherzavano, e il Libano non sta passando un buon momento. Il Libano ha i suoi problemi ma rispetto alla Siria sembra Disneyland.

Olimpia Theodoli

Presidente, Crete For Life

Per saperne di più www.aleppoforlife.org

Per mandare un bambino di Aleppo a scuola fai una donazione

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